“La pittura di Pietro Geranzani è ruvida, inclemente, maleducata. Esplora le forme senza rimorso, le mescola, le ibri- da, scarica il colore come le pare, a grumi, liquido o impuro. La pittura di Geranzani non ha paura ma a volte fa pau- ra. Perché ci presenta un mondo nuovo che credevamo di conoscere. Pezzi di mondo che ne compongono uno diverso, e ciò è terribile perché è mostruoso.
Tuttavia, superato il primo stupore, questa pittura cede alla nostra pietà, alla misericordia che ama il deforme, l’ano- malo. E s’intuisce che l’artista ha visto là dove noi non vediamo e che prova tremante a raccontarcelo. C’è qualcosa di primigenio di nucleare in queste visioni, non invano nei titoli compare spesso il termine cosmico.
«Ma perché vuoi esporre un quadro in chiesa?».
«In un luogo consacrato al culto i significati cambiano radicalmente».
«Ovvio. Ma allora vuoi piegare i sentimenti religiosi degli altri alla vanità del tuo lavoro, alla tua soddisfazione insom- ma».
«No».
«Giochi con ciò che la gente ha di più caro e intimo».
«Ma allora tu non capisci!».
«Che cosa non capisco?».
«Che questi dipinti sono religiosi».
Sì che lo capisco, anzi poche volte ho visto una pittura tanto genuina e tanto alla ricerca della verità. Geranzani ha ragione, benché non dipinga «temi religiosi», come del resto non faccio nemmeno io.
Duchamp diceva che il titolo è la metà dell’opera. In certi casi, come questo, è vero. L’esplosione dell’uovo cosmico è un titolo che cambia la nostra percezione del soggetto. L’uovo è ed è stato in tutte le culture simbolo di perfezione e di vita. Di perfezione, per la forma senza principio né fine; di vita, perché la produce. Si parlava di uovo cosmico in certe culture antiche come di quel principio che ha generato tutto. Come il big bang? Nell’iconografia cristiana evoca la nascita, la rinascita, la vita nuova che Cristo ha portato. Non per nulla Piero della Francesca lo colloca sospeso sopra la Madonna col Bambino.
Ma questo non è un uovo! Precisamente. Questa è la pittura dell’ignoto, della ri-creazione, del rimescolamento delle forme che ci costringe a pensare, a sognare a immaginare una nuova vita. Per questo è un uovo. E per questo è in chiesa.”
Michele Dolz
BIOGRAFIA
Pietro Geranzani ha studiato all'Accademia Ligustica di Belle Arti a Genova diretta da Gianfranco Bruno. Dedito da sempre al disegno e alla pittura, dalle influenze neoespressioniste degli esordi negli anni Ottanta, oggi predilige una pittura simbolista che rielabora varie iconografie, dal classicismo all’arte primitiva, denunciando i terrorismi e le atrocità della guerra attraverso una visione derisoria drammatica, atterrita della condizione umana. Dai primi anni Duemila inizia la sperimentazione nel campo della videoarte, realizzando corto e mediometraggi. Da sempre appassionato delle Wunderkammer, spesso ne utilizza i contenuti e le immagini come fonte di ispirazione per i suoi soggetti componendo figure polimorfiche e polisemiche.
EXHIBITIONS
Nel 1998 espone sei dipinti di grandi dimensioni in "Genua-Berlin, Drei Maler aus Genua in Berlin[1]" a Berlino nella Sankt Matthäuskirche. L'anno seguente vince il Premio Duchessa di Galliera e nel 2003 è invitato a esporre nella mostra "Fuori contesto. Viaggio intorno all’opera[2]" alla Galleria d'Arte Moderna di Genova, Raccolte Frugone Villa Grimaldi Fassio.
Nel 2005 Vittorio Sgarbi lo invita a partecipare alla mostra "Il Male - Esercizi di Pittura Crudele[3]", ospitata nel 2005 alla Palazzina di Caccia di Stupinigi a Torino e nel 2008 presso il Municipio di Zurigo prende parte a Menschenbilder im Stadthaus Zürich[4].
Del 2009 è la personale Ombre Ammonitrici al Palazzo Ducale di Genova in occasione della Giornata della Memoria mentre nel 2010 partecipa alla collettiva Terzo Rinascimento[5] al Palazzo Ducale di Urbino.
Nel 2011 partecipa alla Biennale di Venezia (Padiglione Italia, presso l'Arsenale)[6]. Espone anche all'evento collaterale (Lo Stato dell'Arte - Liguria) organizzato dalla Biennale a Genova[7]. Nello stesso anno due sue opere sono esposte al "Premio d'Arte Duchessa di Galliera, 2011-1956[8].
Nel 2017 il quadro L'Esplosione dell'Uovo Cosmico viene esposto nella Chiesa San Raffaele di Milano[9]e nel 2018 nella Chiesa di San Tiburzio a Parma, per la rassegna “Parma 360. Festival della creatività contemporanea”.[10]
COLLEZIONI PUBBLICHE
L'opera Ombra Ammonitrice II è conservata nel Museo di Villa Croce a Genova
“Atta-llah nel Paradiso dei Martiri” Galleria d'Arte Moderna di Genova.